
Lo studio
I ricercatori hanno condotto un’analisi dei dati relativi ad un sottogruppo dello studio Nulliparous Outcome Study: Monitoring Mother-to-be (nuMoM2b), un trial multicentrico osservazionale che ha reclutato gestanti dalla 16 e 22ma settimana di gravidanza. Nello studio sono stati considerati i dati relativi a 782 donne. I disturbi ipertensivi si sono verificati nell’11,6% e il diabete gestazionale nel 4,2% delle donne reclutate. In particolare si è visto che le donne che hanno dormito meno di sette ore a notte, cioè il 27,9% delle partecipanti allo studio, mostravano il doppio di probabilità di sviluppare GDM (odds ratio 2,24) rispetto a quelle che hanno dormito più a lungo. E le donne con il picco centrale del sonno dopo le 5 del mattino (18,9% dei partecipanti allo studio) avevano un OR di 2,58 per GDM. Entrambi i risultati erano statisticamente significativi. Inoltre, la durata del sonno e il punto centrale del sonno non erano correlati, e gli effetti di ciascuno erano indipendenti. Nessuna delle misure del sonno era associata a disordini ipertensivi della gravidanza. “Anche se questo è uno studio osservazionale, è biologicamente plausibile che il rapporto possa essere causale”, scrivono Facco e colleghi. “Tuttavia, i meccanismi con cui la durata del sonno e il tempo possono influenzare il metabolismo in gravidanza sono probabilmente multifattoriali e ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere meglio la biologia del sonno in gravidanza e se interventi nella fase precoce della gravidanza, per affrontare la durata e la qualità del sonno possano modificare il rischio di GDM”.
Fonte: Am J Obstet Gynecol 2017
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science/Nutri e Previeni)
